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TSDR Xmas 2012 - Contest di scrittura


  • Per cortesia connettiti per rispondere
7 risposte a questa discussione

#1 Guest_ciel _*

Guest_ciel _*
  • Ospiti

Inviato 18 December 2012 - 00:03

TSDR χmas 2012
Contest di scrittura



Rieccoci di ritorno per i giochi natalizi!
Quest'anno dovrete affrontarvi a colpi di penna (o tastiera, che dir si voglia) per accumulare quanti più frammenti possibili del cuore di Sora. Custodi del Keyblade e membri dell'Organizzazione XIII, ecco a voi le regole di questa sfida.


1. Il tema principale dei vostri racconti dovrà essere il duello, mentre scegliere di inserire il Natale sarà facoltativo e non influirà sul risultato.
2. Il lavoro dovrà, ovviamente, essere opera vostra e vostra soltanto. Inoltre dovrà essere scritta appositamente per questa occasione, quindi non saranno ammessi lavori precedenti.
3. La storia dovrà essere autoconclusiva. Niente primi capitoli o finali aperti.
4. L'opera può essere un fandom, ovvero potrete utilizzare personaggi e ambientazioni provenienti da anime, manga, videogames, film e chi più ne ha più ne metta. Tuttavia non sono ammessi racconti di rating rosso (ovvero racconti con espliciti riferimenti sessuali, splatter o linguaggio inappropriato).
5. Il racconto non potrà essere più lungo di 3'600 parole e non saranno concesse proroghe di alcun tipo. Per il conteggio potrete usufruire di questo sito.
6. I lavori dovranno essere postati in questo topic entro e non oltre Giovedì 3 Gennaio 2013. Su richiesta potrà essere concessa una proroga di tempo di 12 ore, non di più.
7. Nel caso in cui un lavoro non rispettasse una sola di queste regole, il partecipante verrà squalificato e regalerà 10 frammenti del cuore di Sora alla squadra avversaria.

Ricordatevi inoltre di utilizzare questo schema quando posterete il vostro racconto:
CODICE

<b>Titolo:</b>
<b>Autore:</b>
<b>Fandom:</b>
<b>Rating:</b>
<b>Conteggio parole:</b>
<b>Note:</b>


Per ogni dubbio chiedete pure qui. Detto ciò, buon lavoro (e buone feste) a tutti!


Partecipanti
ciel
fugue
TheGossipGirlFan

lacrimiscoccinis
Tommy VIP'S
pure white



Edited by ciel - 3/1/2013, 23:57



#2 Guest_ciel _*

Guest_ciel _*
  • Ospiti

Inviato 18 December 2012 - 22:57

CITAZIONE (Tommy VIP'S @ 18/12/2012, 15:38) 
Sembrerà una domanda stupida, e forse lo è, ma se il racconto non è una fandom e non abbiamo nessuna nota da fare, nei campi del modulo pre presentare il racconto che mettiamo? Lasciamo in bianco, o bisogna comunque scrivere qualcosa (un no, per esempio).

Se il tuo racconto non è un fandom, allora devi scrivere "no" oppure "original". Nel caso ci siano note di alcun tipo, puoi tranquillamente eliminare la voce oppure mettere una barra.



#3 Guest_ciel _*

Guest_ciel _*
  • Ospiti

Inviato 31 December 2012 - 22:49

CITAZIONE
Titolo: So this is Christmas
Autore: ciel
Fandom: original
Rating: verde/giallo
Conteggio parole: 1'711
Note: è una song-fic. E ci sono un paio di postille in fondo al racconto, sotto spoiler.

So this is Christmas



In lontananza il rumore di spari che lacerano l'aria. Nicholas si volta, ma i palazzi gli bloccano la visuale. Dopo pochi minuti la sparatoria è già terminata.
“Ribelli!” esclama con arroganza un suo compagno. “Mai una volta che se ne stiano calmi...”
“Lenny, smettila di lamentarti” fa un altro soldato lì vicino a lui, “e passami la mappa”.
“La mappa la tengo io, Johnny. Tu pensa a guardare avanti e cerchiamo di finire alla svelta questa ricognizione”.
I tre militari avanzano per le vie deserte di una città afgana, ormai evacuata dall'esercito americano. Il loro è un semplice pattugliamento, nulla di pericoloso o straordinario.
“Nick, muoviti!” urla all'improvviso Lenny dopo che si è accorto che il loro compagno era rimasto fermo a fissare il vuoto, o meglio, i palazzi che lo coprono.
Il soldato raggiunge velocemente i due compagni e riprende la ricognizione. Lenny, sempre lui, si lamenta bofonchiando qualcosa come “Che palle” o, a bassa voce per non farsi sentire da Nick, “Mezzasega...”
Il terzo si gira un secondo e allargando le labbra in un sorriso dice: “Su ragazzi, sapete cosa mi tira su? Il pensiero che tra un mese sarà Natale e finalmente potremo tornare dalle nostre famiglie!”

So this is Christmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun.



È bianco dappertutto. Neve, fredda, che come un lenzuolo ricopre la superficie della terra e sembra avvolgerla in una calda sensazione di armonia. È la vigilia di Natale e in un piccolo paesino della periferia americana le famiglie hanno organizzato una guerra di palle di neve. Genitori contro figli.
I bambini stanno tutti ammucchiati dietro un muretto.
“Dai, dobbiamo vincere” esclama quello un po' più cicciottello.
“Ehi Mark, hai saputo che uno dei nostri babbi si è vestito da Babbo Natale?” chiede uno.
Un altro ancora fa eccitato: “Ci sarà Babbo Natale?!”
Quest'ultimo ha un forte accento straniero. La sua pelle è poco più scura di quella di tutti gli altri bambini assieme a lui e indossa un cappotto un po' troppo grande per il suo fisico mingherlino. Nei suoi occhi c'è una luce particolare, quella di un fanciullo che vede per la prima volta quel rassicurante e giocoso manto bianco.
“No, Hassan” risponde Mark il cicciotello con un largo sorriso in faccia. “Non è quello vero. Quello vero verrà stanotte a portare i regali, ma lui non si fa mai vedere”.

And so this is Christmas
I hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young.



“Tu perché una famiglia ce l'hai” ribatte Lenny col suo solito tono. “Io sono mesi che non vedo un po' di pelo”.
“Beh,” si intromette Nick “finora hai trattato con più delicatezza il tuo fucile”.
“Bada a come parli di Mary Jane Fica-rotta” risponde l'altro sarcastico, imbracciando la sua arma e mettendola bene in vista. Un secondo dopo uno sparo e Lenny cade a terra.
“UN CECCHINO!” grida Johnny prima di cominciare a sparare alla cieca, cercando di bloccare il nemico ovunque esso sia. Nick prende sottobraccio il compagno ferito e lo porta al riparo dietro un muro.
Johnny li raggiunge subito dopo e controlla immediatamente la ferita alla spalla destra.
“Pare che non abbia preso né l'osso né le vene principali” annuncia tra le urla di dolore e le imprecazioni del colpito. “Sei stato fortunato, la pallottola è entrata e uscita. Qualche benda dovrebbe bastare finché non torniamo al campo”.
“Io non ci torno al campo senza la testa di quel figlio di puttana!” sbotta Lenny. “Nick! Scova quel bastardo e bloccalo, lo voglio ammazzare io stesso!”
“Ho capito” risponde il soldato. Si toglie l'elmetto e lo posiziona sulla canna del suo fucile, dopodiché si avvicina al ciglio del muro e lo fa uscire lentamente allo scoperto. Dopo pochi secondi un altro sparo fa volare via l'elmetto di Nick. Il soldato si sporge appena nella direzione da cui è venuto il proiettile e scorge alla finestra del secondo piano di un edificio poco lontano la sagoma di una persona.
“L'ho beccato” annuncia ai compagni un attimo prima di mettersi in marcia. Il militare si muove velocemente verso una strada parallela e da lì aggira un piccolo isolato che lo copre alla vista dell'avversario, fino a raggiungerne la postazione.
Entrato nel palazzo Nick sale le scale cercando di far meno rumore possibile e trova una porta socchiusa, l'unica in tutto il piano. La apre spingendola appena con il calcio dell'arma e lo vede: il becchino è appostato alla finestra, in piedi su una sedia.
Il cuore del soldato americano viene attraversato da un insieme di sensazioni che vanno dal dispiacere al disgusto, dalla rabbia alla sorpresa. Senza volerlo si lascia scappare una frase: “Cristo, sei solo un bambino...”
Il piccolo cecchino si gira di scatto, ma il fucile di precisione è quasi più grande di lui che, nel movimento brusco, gli fa perdere l'equilibrio e cade a terra, perdendo la presa sull'arma.

And so this is Christmas
For weak and for strong
For rich and the poor ones
The world is so wrong.



Le palle di neve volano in aria in più direzioni, come impazzite. Alcune prendono in pieno i bimbi, altre i grandi. Mischiate in un unico coro, urla di gioia e risate richiamano l'attenzione degli anziani che vivono lì nei dintorni, affacciandosi per osservare divertiti anche loro.
È tanto raro trovare o riuscire a crearsi nella vita di tutti i giorni un'occasione del genere come quella piccola guerra, che trasmette nell'aria una palpabile sensazione di umanità e serenità.
Il piccolo Hassan non sbaglia un colpo: tutte le palle di neve che lancia contro i suoi amici vanno a segno. Fra un tiro e l'altro cerca con lo sguardo suo padre, quando infine trova qualcun altro.
È lì, in piedi in mezzo alla mischia. Un omone alto, vestito di rosso e con un cappello – rosso anch'esso – con un ponpon bianco in cima. Una folta barba bianca e in mano una palla di neve pronta ad essere lanciata contro il primo malcapitato.
Finalmente Hassan incontra Babbo Natale.

And so happy Christmas
For black and for white
For yellow and red ones
Let’s stop all the fight.



Il bambino soldato è ancora a terra, tremante per la paura. Ogni tanto prova ad allungare il braccio per recuperare il suo fucile, ma ogni volta gli pare più lontano.
“Diamine, non voglio farti del male” dice Nick. “Riesci a capire?”
Il piccolo osserva il militare americano, incapace di comprendere. Con il terrore negli occhi impossibile da nascondere, pronuncia qualche parola in afgano.
L'uomo allora poggia la sua arma al suolo e poi porta le mani all'altezza del petto, aprendole in direzione del bambino. Questo capisce e si rialza con circospezione.
“Ecco” dice ancora Nick. “Andrà tutto bene”.
BANG
Un getto di rosso macchia il muro. Il sangue del piccolo cecchino vola via dopo il colpo ricevuto al fianco sinistro. L'uomo osserva il bimbo crollare a terra, morto.
Si volta e trova la canna di Mary Jane Fica-rotta ancora fumante. Lenny imbraccia il suo fucile e Johnny lo sorregge. “Piccolo figlio di puttana” esclama il militare ferito. “E tu che avevi in mente? Volevi farlo scappare così?!”
Di nuovo, un misto di orribile sentimenti attraversa il cuore di Nick. “Perché lo hai fatto?”
“Perché l'ho fatto? Ehi, questa ti dice niente?!” domanda Lenny indicando adirato la spalla bendata.
“Ma era solo un bambino!”
“Oh sì, solo un bambino... un povero, piccolo e indifeso bimbo con un fucile di precisione”.
“Non era necessario!”
“Necessario? Necessario?!” sbotta Lenny. “Lo so io cos'è necessario: un rapporto dettagliato su tutta questa faccenda! Lasciar andare un cecchino è roba da congedo immediato!”
“Non puoi volerlo fare davvero! Cazzo, hai appena...”
“Ragazzi, adesso finitela...” si intromette Johnny cercando di calmare i suoi compagni.
“Non posso? Ah, no?! Ti va di scommetterci la spalla?”
Stavolta Johnny urla. “Lenny, basta!”
Per un minuto i tre rimangono in silenzio. Poco dopo gli altri due soldati se ne vanno e Lenny borbotta qualcosa sui figli di puttana. Nick rimane lì, da solo, a fissare il piccolo cecchino disteso sul pavimento freddo a pancia in sotto. Il soldato si inginocchia e con delicatezza lo gira; con un flebile colpo di tosse il bambino sputa qualche goccia di sangue.
Respira. Debolmente, ma respira. Un solo secondo di smarrimento iniziale per Nick, che, resosi conto, prende il bimbo in braccio con cautela.

A very merry Christmas
And a happy New Year
Let’s hope it’s a good one
Without any fear.



È talmente sorpreso Hassan che si direbbe paralizzato per lo stupore. Era lì Babbo Natale, proprio di fronte a lui.
L'omone vestito di rosso, fermo fino ad un secondo prima, invece comincia a muoversi. Porta il suo braccio destro all'indietro, come per lanciare la palla di neve che tiene in mano. Ma lo fa piano, piano...
E quando raggiunge una posa simile a quella di un lanciatore di baseball, ecco che Babbo Natale spinge prima in avanti la spalla sinistra, poi tutto il petto. Lentamente, quasi come vedendolo alla moviola. Leeeeento... poi finalmente comincia a muovere in avanti anche il braccio destro, come se volesse davvero tirare la palla contro il bambino. Ma continua a muoversi così piano che Hassan ha il tempo di riprendersi dalla sorpresa, accovacciarsi a terra per raccogliere della neve nel palmo delle mani e a lanciarla dritta in faccia a Babbo Natale, che preso in pieno cade a terra all'indietro.
Si rialza poco dopo battendo i denti per la neve fredda, ma non si accorge di aver perso la barba finta. E allora Hassan lo riconosce.
“BABBO!” grida il piccolo gettandosi fra le braccia di papà Nick. L'uomo lo afferra e lo alza in aria, ridendo tutti e due; infine stringe il bimbo al petto in un caloroso abbraccio. Un abbraccio come quello di un mese prima, quando pur di salvare la vita al piccolo cecchino e poterlo adottare, Nick si è fatto radiare dall'esercito.
Un abbraccio forte e sincero, nel bel mezzo della più innocente e gioiosa delle guerre. E anche se non sarà Babbo Natale, quello vero, per Hassan è pur sempre suo padre.

War is over
If you want it
War is over
Now...




Il nome del protagonista, Nicholas, deriva da San Nicola di Bari, personaggio che ha dato origine alla figura di Babbo Natale.
Hassan, il nome del bambino soldato, in afgano signifca "buono".


Edited by ciel - 1/1/2013, 20:23



#4 Guest_pure white _*

Guest_pure white _*
  • Ospiti

Inviato 02 January 2013 - 22:49

CITAZIONE
Titolo: Warriors Within ~ Guerrieri Dentro
Autore pure white:
Fandom: //
Rating: Verde
Slice of Life, Original

Conteggio parole: 787 Parole.
Note: Vedesi spoiler alla fine del racconto.

Warriors Within ~ Guerrieri Dentro


« I due guerrieri si stavano guardando dritti negli occhi. La sfida era vicina, innegabile. Uno solo di loro due avrebbe vinto, uno solo. Il Cavaliere Bianco si sistemò meglio l’elmo, facendo capire al suo avversario che era pronto alla battaglia. Il suo fedele destriero, Vento Impavido,cavallo veterano di mille scontri nitriva impaziente, scalpitando, battendo gli zoccoli a terra, scuotendo la sua folta criniera argentata. »
« Di fronte a Simon, Il Cavaliere Bianco si stagliava il suo più acerrimo nemico: Il Cavaliere Nero.
Molti guerrieri lo avevano sfidato e tutti erano morti nell'impresa. Nessuno sa chi sia, cosa voglia, da dove venga: dove passa lascia solo morte e disperazione. Al cenno del rivale, si sistemò l’elmo e sguainò la sua spada, la Destini Intrecciati.
Anche Ombra, il suo cavallo, era impaziente.»
« Simon sguainò a sua volta la lama, la Preghiera del Sole e mandò il cavallo al galoppo.
Di fronte a lui, anche Il Cavaliere Nero partì al galoppo. la terra arida si screpolava sotto i maestosi passi dei due animali. In un attimo, calò il silenzio. Concentrandosi, Il Cavaliere Bianco, poteva sentire distintamente il suono degli zoccoli che toccavano terra. chiuse gli occhi e colpì, pregando la Regina della Scacchiera di proteggerlo. »
« Le due spade cozzarono, l’una contro l’altra, in un tuono fragoroso e scintille. I due cavalieri si fermarono, nuovamente uno di fronte all’altro. “Il Re dalle Lunghe e Contorte Corna vuole la tua testa, Simon! Ed io sono qui per portargliela su un piatto d’argento!” decretò minaccioso Il Cavaliere Nero.»
« “Povero sciocco! Non morirò così facilmente! La Regina della Scacchiera ti vuole al suo cospetto, vivo o morto!” rispose pacato Il Cavaliere Bianco. “Non costringermi a scegliere! Arrenditi ora e avrai salva la vita.” »
« “Ahahahah! Pensi che basti una semplice ramanzina a fermarmi? Qui lo stolto sei tu, mio caro Simon!” Il Cavaliere Nero scese da cavallo, si alzò la celata e guardò di fronte a se il sole che pian piano tramontava. “Avanti..” Disse. “Uno contro uno, spada contro spada!”impugnò la Destini Intrecciati con due mani e si mise in posa di guardia. “Vediamo cosa sai fare.” »
« Il Cavaliere della Regina della Scacchiera scese da cavallo e sguainò la spada. Il sole ormai stava lasciando spazio alla sera, tiepida ed accogliente. “Questo posto sarà la tua tomba, Cavaliere!” urlò. “La notte ti accoglierà nel suo abbraccio e la pace e l’armonia trionferanno!” »
«”Questa notte, uno solo di noi due reclamerà la vittoria, uno solo di noi banchetterà alla tavola del suo regnante! Simon! È Ora che tu sappia la verità!” Gridò il guerriero, sfilandosi e gettano via l’elmo, mostrando il suo volto.
“Io sono tuo fratello, Simon! Che ti piaccia o no!”»
«Simon fu colto alla sprovvista. Non un pensiero. Solo lo stupore negli occhi.
“Tu… TU MENTI!” Urlò con le lacrime agli occhi. “MIO FRATELLO È MORTO DIECI ANNI FA! LUI È.. È…” Non riusciva a finire la frase, la voce non usciva.»
« Il sole venne oscurato da una nuvola. “Lui cadde nel pozzo, mentre giocavate in cortile. Quel bambino sono io, Simon! Tuo fratello, il tuo adorato fratellino Brew! Accettalo, o morirai nel dubbio!” »
« “Mai!” Urlò, e in un attimo di rabbia, partì alla carica, con la Preghiera del Sole in una mano e lo Scudo Portentoso nell’altra. Con il volto segnato dalle lacrime, menò un fendente verso il giovane di fronte a lui.»
« “Patetico Simon! Proprio come quando eravamo bambini!” decretò Brew, Servitore del Re dalle Lunghe e Contorte Corna, menando un colpo a due mani… »
«…che venne parato dallo Scudo Portentoso. Le spade ad ogni colpo, ad ogni parata, sprigionavano scintille.
Era una lotta tra eguali… chi dei due guerrieri avrebbe trionfato?
Il Valoroso Simon? O L’Enigmatico Brew?»


«Simon! Brew! A tavola, la cena è pronta!»
La voce di loro madré spezzò l’incanto che i due bambini avevano creato con tanta cura.
«Ma mamma! Stavo per vincere!» protestarono in coro.
«No! Io stavo per vincere.»
«Ti sbagli! Ti avrei puntato la Destini Intrecciati alla gola, se avessi potuto!» disse agitando un vecchio ramo di quercia.
«Forse ti sei dimenticato dello Scudo Portentoso, donatomi dalla Regina della Scacchiera in persona!» replicò mostrando un vecchio coperchio di un’altrettanto antico tegame.
«Pfft. Come se quel coso e il tuo stecchino avessero potuto salvarti la vita!»

«Simon! Brew!»
La voce portentosa di loro madre fece di nuovo eco, in quella calda sera d’estate.
«Dai andiamo Brew! Prima che il Drago del Piano del Fuoco ci arrostisca!» incitò il primo.
«Chi arriva per ultimo perde!» urlò quell'altro.

I due bambini gettarono via le loro armi e corsero verso la madre, che, con le braccia conserte, li stava aspettando di fronte la porta della cucina.


Da bambini io ed un mio carissimo amico giocavamo sempre ai guerrieri, passavamo le serate d'estate sui campi di mio nonno a giocare con le nostre spade e armature... ovvero bastoni di legno e vecchie pentole, legate alla bell'e meglio alle ginocchia, ai gomiti e al petto.
Alla fine, si veniva chiamati per cena sempre troppo presto, lasciando sempre così incerto, l'esito della battaglia.


syqjrd



#5 Guest_ciel _*

Guest_ciel _*
  • Ospiti

Inviato 03 January 2013 - 07:34

CITAZIONE (Tommy VIP'S @ 3/1/2013, 00:24) 
Domanda: se chiedo la proroga di 12 ore devo consegnare l'elaborato entro le 12 del 4?

Proprio così, giovane padawan.



#6 Guest_ciel _*

Guest_ciel _*
  • Ospiti

Inviato 03 January 2013 - 18:24

Ricordo a tutti i partecipanti al contest di scrittura che il tempo limite per consegnare i propri lavori scadrà a mezzanotte. Ricordo inoltre che se ne avete bisogno potrete richiedere una proroga di 12 ore.




#7 Guest_lacrimiscoccinis _*

Guest_lacrimiscoccinis _*
  • Ospiti

Inviato 03 January 2013 - 22:41

CITAZIONE
Titolo: Thousand Pieces
Autore:lacrimiscoccinis
Fandom://
Rating:Giallo/Rosso
Conteggio parole:1275
Note://

Le luci creavano effetti quasi allucinogeni, il ritmo di quel rumore assordante influenzava anche i suoi sensi: le pulsazioni del suo ritmo cardiaco e del suo flusso sanguigno sembravano rallentati. Si muoveva in modo molto casuale, seguendo probabilmente i movimenti dettati dalla folla che lo circondava. Improvvisamente qualcuno lo sbatté violentemente ad una delle pareti, su cui il caleidoscopio luminoso si rifletteva. Avvertì immediatamente un sapore assai dolce, simile ad un chewing gum, quando una figura indistinta gli fece ingerire una delle famose pillole che tanto venivano decantate in quello squallido postaccio. Qualcuno era stato capace di captare il suo desiderio e lo aveva preceduto in tutto, infatti adesso non aveva bisogno nemmeno di cercare qualcuno che vendesse quella roba.
I sensi, già annebbiati, ora si erano definitivamente assopiti: tutti e tutto ciò che lo circondava mutò in nebbia fittissima; in un angolo remoto della sua mente sapeva benissimo che le persone non potessero in alcun modo diventare incorporee, quindi intuì che la sua vista lo avesse abbandonato, per quella sera. Anche il suono gli risultava essere più ovattato grazie a quello stupefacente.
Si diresse con fatica verso il bancone, dove lo attendevano diverse varietà di miscugli super alcolici e, molto probabilmente, una piacevole visita al pronto soccorso.
Il barman, evidentemente non stupito dallo stato in cui si trovava il ragazzo, cercò di distogliere la poca attenzione rimasta in quel giovane dagli alcolici con una chiacchierata improvvisata al momento.
<<hanno ingaggiato una schifosa merda come dj, che sfigato!>>
La testa ormai in simbiosi con il bancone si levò appena: un occhio freddo e assente, contornato da matita nera, trapassò la figura evidentemente più vecchia di lui e la zittì senza l'ausilio delle parole, le quali in ogni caso non potevano essere né concepite né pronunciate. Proprio per questo, il barman, pur conoscendo i raffinati gusti del ragazzo comatoso che gli si parò davanti, non gli servì nulla, ignorandolo completamente.
Costretto ad alzarsi, il ragazzo tentò di riprendere la danza sfrenata, ma l'effetto collaterale della pillola entrò in azione: lo stomaco ruggì e, senza nemmeno tentare di dirigersi verso la toilette, macchiò il pavimento con una poltiglia giallastra e fatiscente. Tutti coloro che si trovavano intorno a lui si allarmarono e iniziarono ad esprimere il proprio dissenso per quello sgradevole spettacolo, sicuramente più interessante ed eccitante di una coppietta giovanissima che copulava in mezzo alla pista. L'unico che sembrava essere lucido si avvicinò e condusse il giovane fuori da quel buco. Si riprese, per così dire, semplicemente respirando aria maggiormente carica di ossigeno.
Si scrollò lo sconosciuto di dosso e, barcollando, si diresse verso casa. La luce iniziava a farsi strada tra le tenebre, a far capolino, dando a tutti la possibilità di vivere una nuova giornata.
Quelle casette a schiera lo confondevano spesso, ma riusciva sempre a riconoscere il rosso scarlatto della sua porta e, in particolare, l'incisione numerica dorata. Con passo felpato attraversò l'uscio. Salì le scale. Si era dimenticato di gettare i suoi vestiti lacerati nel solito sacco. Tornò indietro, sperando che nessuno lo sentisse muoversi per casa. valutò la situazione velocemente e decise di improvvisare: spalancò la porta finestra della sua camera, si spogliò e gettò tutto ciò che aveva indosso nel giardino dei vicini assenti, promettendosi di raccogliere tutto più tardi.
Cinque minuti dopo, le sue membra disinibite erano coperte da una fredda trapunta e nulla più importava.

Venne investito da un getto inizialmente gelido d'acqua, che pareva scorrere sul suo corpo quasi seguendo un percorso prestabilito, disegnando venature eteree su tutto il suo corpo. Venne riscaldato subito dopo e fece la sua doccia pensando al da farsi. Non aveva in mente nulla, se non cercare di illudere tutti ancora una volta. Anche sé stesso. Soprattutto sé stesso.
Finì con il togliersi totalmente l'eccesso di matita nera sui suoi occhi e si diresse correndo verso la sua camera, evitando volutamente il corridoio. Gli doleva ancora tutto, perciò fece fatica ad indossare la biancheria e gli indumenti puliti. Non si preoccupò minimamente della sua capigliatura, in quanto non poteva fare altro che lasciare alle esperte mani dell'umidità il gusto di scompigliarla. Non poteva fare altro.
<<chris, la colazione è in tavola!>> asserì la madre ad alta voce.
Il ragazzo si fiondò in cucina, stampata in faccia vi era la sua solita maschera: sorriso e gentilezza gratuiti.
Le sedie erano già state occupate dai suoi genitori, che si gustavano già l'abbondante pasto.
Lui si sedette e cominciò a tagliuzzare freneticamente il cibo servitogli nel piatto, sempre più sottile, finché guardò l'orologio e annunciò a gran voce di essere in forte ritardo. Il piatto, eccezion fatta per la poltiglia creata, era rimasto intatto.
In effetti, non aveva del tutto mentito poiché Chris si stava davvero dirigendo verso lo studio della sua psicologa.
La poltrona diversa dalle solite, perché di un verde militare, lo aveva messo sempre a disagio. In fondo non gli piaceva affatto che qualcun'altro potesse riuscire a scrutare la sua mente e la sua anima meglio di sé stesso: lo rendeva più vulnerabile del solito, lo turbava ancor di più. Però, era abbastanza cosciente del fatto che ne avesse assolutamente bisogno, in particolare per riuscire a rendere in parole la confusione che gli ronzava continuamente nella mente.
Ogni volta che faceva il suo ingresso nello studio, Chris si chiedeva perché quella stronza laureata lo fissasse con lo sguardo carico di pena e di incredibile voglia compulsiva di analizzarlo.
In effetti, ripensandoci, la disprezzava.
Lo accolse con melliflua gentilezza, quasi stomachevole, e lo invitò a mettersi comodo.
<<dimmi, Chris, hai svolto il compito che ti avevo assegnato due settimane fa?>>
Uno banalissimo diario in cui annotare o semplicemente disegnare tutto ciò che potesse essere utile alla dottoressa per cercare di gestire il caos dell'adolescente: il compito. Il ragazzo non si era minimamente degnato di perdere tempo nel portare a termine la richiesta fattagli, tuttavia aveva solamente annotato una citazione su un foglietto, che finì nelle mani della psicologa. Lei di certo non si aspettava questa gentilezza, poiché Chris era solito avere un comportamento piuttosto ribelle nei confronti di coloro che gli impartivano ordini; pertanto si rallegrò nel vedere quel po' d'impegno.
Gli disse di non volerla leggere in sua presenza, anche se il giovane notò che gli occhi che lo scrutavano erano illuminati da una forte curiosità. Nel mentre, Chris si accorse della presenza di uno specchio nella camera. Cercò di trattenersi, ma un'improvvisa rabbia prese il sopravvento e lo fece muovere verso la superficie riflettente.
Si fermò. Guardò la dottoressa con uno sguardo insano e, con le urla della povera donna di sottofondo, Chris iniziò a sfogarsi.
Calci, pugni, grida. Distrusse il suo viso riflesso con un pugno. Sangue. Lo fece in mille pezzi. Sangue. Prese a calci l'intero suo corpo. Dolore. Le scarpe in tela erano ormai logore e lacerate, le sue mani sanguinanti piene di grosse schegge di vetro e la sua mente vuota. Aprì la bocca per urlare, ma nessun suono uscì. Era solo un contenitore, ora.
Si precipitò con non poca fatica verso il corpo rannicchiato della giovane donna. Non fece in tempo a tendere la mano che subito venne cacciata. Quel movimento brusco fece sì che la scheggia più grande si conficcasse ancor più in profondità, aumentando la quantità di sangue che scorreva sulla mano.
Chris scappò.

Aprì gli occhi che era notte. Si trovava disteso su lenzuola candide, che un po' puzzavano. La mano era fasciata, e anche la testa.

Michelle, lasciato lo studio, aveva raggiunto la sua dimora nel tardo pomeriggio, piangendo: era la prima volta che gli capitava.

"Butterflies can't see their wings. They can't see how beautiful they are, but everyone else can."



#8 Guest_fugue _*

Guest_fugue _*
  • Ospiti

Inviato 04 January 2013 - 06:50

Mi trovo costretto a chiedere una proroga, visto che le mie eccellenti capacità di gestione del tempo a disposizione colpiscono ancora :emo:.

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I am Sanae Kochiya. Or Kotiya. Or how the fuck you want to spell it. BEHOLD THE POWER TO WORK MIRACLES!



'Cause Lilith/Lacrimosa is a wonderful pairing!
She's hot. He's cute. Nespresso. What else?



ARMAGEDDON

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La sua padrona. La sua amante. La sua donna.
Qualsiasi parola con cui provasse a definire Hypnos procurava a Charonte quel vago, sottile, eppure eccitante disagio, un unico brivido, che malizioso risaliva la spina dorsale.
Un brivido che lo faceva sentire vivo, che gli trasmetteva sensazioni solo immaginate e desiderate. Fino al loro incontro.
Da quel momento in poi, ogni volta che faceva scorrere le dita esili lungo la chioma nera e liscia di lei, ogni volta che sentiva le punte dei capelli arricciarsi alla fine, ogni volta che sentiva il profumo di more del respiro suo, ogni volta che s'immergeva nell'abisso violaceo e senza fine dei suoi occhi, era come se gli venisse restitituita l'esistenza di cui era stato privato fin dalla nascita.
Chiamarla padrona gli dava uno scopo.
Chiamarla amante gli dava un'anima, che ardeva solo ed unicamente per lei.
Chiamarla donna gli dava una vita.
E lui, quella vita, quella nuova e sconosciuta esperienza, voleva provarla fino in fondo. Insieme a lei.
Che dovesse indossare un costume da camerierina per farle piacere, poco importava.

- Agorafobia
- Existence


Hypnos appartiene a Oneechan ùwu.